martedì 19 luglio 2011

Bocconcini di pollo all'orientale


Ecco qua l'ultima ricetta che ho preparato per la rubrica "Gusto" de L'infiltrato. Se si vuole qualcosa di diverso da preparare in poco tempo questo è il piatto perfetto ma vi debbono piacere i sapori dolci uniti a quelli salati. E' un piatto tipico della cucina indiana ma si è diffuso talmente tanto nel mondo orientale (e abbastanza anche in quello occidentale) da poter essere considerato un piatto più genericamente orientale. In Italia lo si può trovare in molte varianti specialmente nei ristoranti cinesi (che da noi sono molto più diffusi di quelli indiani). Il curry è il suo ingrediente principale e non è una spezia come molti credono, ma una miscela di più spezie pestate al mortaio. La formulazione classica comprende pepe nero, cumino, coriandolo, cannella e cucurma come base e, a seconda delle zone e delle tradizioni culinarie, possono venire anche aggiunti chiodi di garofano, zenzero, noce moscata e peperoncino. 


Il nome originale di questa miscela è "masala" mentre la parola curry indica in realtà una varietà di piatti del sud dell'Asia. Noi europei usiamo questa parola erroneamente a causa dei britannici che arrivarono in India nel settecento e che, sbagliando, acquisirono il termine indicando la mistura di spezie piuttosto che il piatto cucinato. Le varie religioni esistenti in India non permettono ai propri seguaci di mangiare alcuni tipi di carne come quella di suino e di bovino mentre i volatili possono essere consumati da tutti. E' proprio per insaporire questo tipo di carne dal gusto meno deciso che è stato inventato il condimento forte e un po' dolce di questo piatto.


Dosi per : 4 persone    Difficoltà : facile    Tempo : 15 min
Ingredienti :

  • 800 gr di petto di pollo
  • 1 bicchiere di sakè o di vino bianco
  • 1 bicchiere di salsa di soia
  • 2 cucchiai di miele
  • 1 cucchiaio di curry
  • pepe
  • qualche presa di farina
Procedimento : 
Versate in un pentolino il sakè o il vino, la salsa di soia, il miele, il curry e una macinata abbondante di pepe e mettete sul fuoco a fiamma bassa. Mescolate spesso e lasciate bollire per 5-10 minuti. Nel frattempo tagliate il petto di pollo a pezzetti e passateli nella farina eliminando quella in eccesso (devono solo avere una leggere infarinatura). Cuoceteli in un padella con un po' d'olio e un pizzico di sale. Quando la salsa sarà pronta, versatela un po' alla volta nella padella contenente il pollo e rigirate spesso. Servite i bocconcini ben caldi, volendo con l'aggiunta di altro miele.

Con la prima foto di questo post partecipo al contest di Archcook "FotograFOODiamo".



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venerdì 15 luglio 2011

Obbilighi per gli acquisti - al mercato con la mafia


Qualche giorno fa ho scritto un articolo per la solita rubrica del giornale "L'infiltrato" con cui collaboro (e che vorrei ringraziare per aver pubblicato questo pezzo come articolo d'apertura del 12 luglio).  Mi sarebbe piaciuto fare un post dal titolo "consigli per gli acquisti - al mercato con Agnese" e parlare dei prodotti che preferisco e di come li scelgo... ma ci sono cose molto più importanti da condividere e da far sapere e l'articolo si è trasformato in qualcosa di decisamente più pesante e con il titolo parafrasato. Come avrete notato, anche la foto è diversa dal mio solito stile bianco e chiaro. Niente ricerca della luce omogenea e neutra ma luce forte e di taglio con ombre pesanti e sfondo nero, anzi nerissimo! Ho utilizzato un pannello di un particolare tipo di plastica nera lucida che, se non colpita direttamente dalla luce da proprio l'idea di vuoto totale. Avrei voluto usare pistola e proiettili per questa foto ma, non avendoli disponibili (ovviamente direi!) ho optato per un più classico ma sempre violento coltellaccio. Non aggiungo altro, riporto direttamente il mio articolo qui sotto. Leggete quanto segue e ditemi cosa ne pensate. Io mano a mano che andavo avanti con la ricerca rimanevo sempre più sconvolta.


Noi italiani conviviamo con la mafia da secoli e crediamo di sapere cosa gestisce e cosa comporta. Siamo consapevoli di quanto sia terrificante ma pensiamo che ci basti vivere la nostra vita normalmente, lavorare correttamente, mangiare e dormire, per starne fuori e non alimentarla in nessun modo. In realtà basta fare spesa al supermercato per essere inconsapevolmente colpevoli di aumentare vertiginosamente i loro introiti (mafia, camorra, 'ndrangheta o sacra corona unita che sia, tutte investono nel cibo) e grazie a noi incassano 50 miliardi di euro all'anno. Le mafie seguono ogni prodotto agricolo dalla coltivazione dei terreni fino all'arrivo nei supermercati e nei maggiori mercati italiani in modo da poter trarre profitto ad ogni passaggio. La quantità dei prodotti tenuti sotto controllo è altissima nel sud d'Italia ma il nord e il centro non ne sono comuqnue estranei. Il giro alimentare mafioso frutta molto di più di quello della droga e riguarda principalmente verdura, frutta, caffè, latticini e acqua minerale. Ai prodotti vengono fatti fare giri assurdi, vengono trasportati dal sud al nord per essere ripuliti e lucidati e poi riportati al sud per essere venduti a prezzi quintuplicati. Questo comporta spese di trasporto e lavoratori in nero (come camionisti o stranieri "assunti" per il raccolto). Le mafie utilizzano proprie ditte di trasporto sulle quali viaggiano anche droga e armi, possiedono società di facchinaggio per il carico e scarico e decidono i prezzi di vendita all’ingrosso a cui commercianti e ambulanti devono attenersi. Chi invece prova a trasportare indipendentemente fuori regione i propri prodotti, semplicemente per venderli in altre zone, si trova costretto a pagare una "tassa" di 50 euro a tir (una specie di pizzo dei trasporti). La mafia inoltre è proprietaria di tantissimi pozzi d'acqua abusivi in Sicilia e se gli agricoltori vogliono innaffiare i propri campi, o pagano o restano a secco. La mafia indica agli agricoltori persino le falegnamerie nelle quali acquistare le cassette per gli ortaggi e le officine nelle quali comprare e riparare i mezzi agricoli. Alcuni pentiti hanno dichiarato che i loro capi hanno ottimi rapporti con i responsabili di alcuni grandi supermercati a cui vendono partite di frutta e verdura, e che stanno anche cercando di stabilire dei contatti con molti altri gruppi. Durante varie telefonate intercettate, sono stati nominati Carrefour, Gs, Conad, Metro, Sisa ed Esselunga. Il mercato delle angurie è invece il settore più estremo: c'è una famiglia mafiosa in particolare che viene chiamata "il re dell'anguria" perchè ne gestisce l'80% della produzione nazionale. Con tutti i soldi che ricavano possono comprare il restante 20% della produzione in modo da non avere concorrenti e bloccare lo smercio delle angurie per alcuni giorni. La richesta così aumenterà e loro potranno triplicare il prezzo di vendita. Non ci crederete ma la vendita di angurie nei banchetti lungo le strade e nei chioschi frutta alla camorra oltre 25 mila euro. Cosa nostra gestisce l'agricoltura, la camorra gestisce i trasporti su camion, la 'ndrangheta i mercati di Milano e Fondi in provincia di Latina (che sono i centri di smercio principali rispettivamente del nord e del centro italia), e la sacra corona unita gestisce il lavoro nero degli extracomunitari in puglia. Nella provincia di Napoli e Caserta la camorra arriva a gestire anche il mercato della carne, del pesce, delle uova, del pane e della pizza. Per contrastare tutto questo bisogna essere consumatori attivi, cercare un rapporto diretto con i produttori tornando alla spesa a km zero e al consumo di prodotti unicamente stagionali. La mafia punta sul trasporto e sulla grande distribuzione quindi comprando prodotti della zona e appena raccolti si limita notevolmente la possibilità di comprare alimenti "corrotti". Tutto questo giro d'affari riguarda il cibo "buono", cioè quello coltivato in Italia, che non ha subito particolari trattamenti e che non è scaduto nè rovinato. Ma nemmeno gli alimenti ormai fuori dal commercio, come prodotti scaduti e scarti di produzione, vengono risparmiati. Servono invece a dar vita ad un altro giro, pericoloso anche per la nostra salute. Qui le mafie intervengono guadagnando su alimenti che sarebbero a ricavato zero perchè dovrebbero essere scartati. Acquistano pomodoro cinese avariato e lo convertono in concentrato di pomodoro, prendono miele con un sapore non appetibile e lo modificano aggiungendo illegalmente zucchero (con gravi rischi per la salute nel caso di inconsapevoli acquirenti diabetici), aggiungono clorofilla all'olio di semi che viene spacciato per olio extravergine d’oliva, e riescono addirittura a produrre mozzarelle senza usare minimamente il latte ma partendo dalle cagliate, un semilavorato industriale importato dall’estero, oppure da polvere di caseina e formaggi fusi scaduti. Altro giro è quello del finto made in Italy per il quale si importano prodotti stranieri e li si fanno pasare come italiani. Esiste il prosciutto di parma che in realtà è olandese, il vino chianti che viene dagli U.S.A. e la mozzarella di bufala cinese. In Italia vengono prodotte 26 milioni di cosce di maiale destinate a diventare prosciutti ma ne vengono importate 63 milioni. Questo significa che tre prosciutti su quattro provengono da maiali allevati all’estero ma venduti come italiani.

Per saperne di più e capire meglio potete visionare il 1° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia a questo indirizzo:

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giovedì 14 luglio 2011

Al Gambero Rosso - "Oli d'italia", "Mangiar bene low cost" e "I drink pink"

E' da circa un mese che frequento il Gambero Rosso. Non ve ne avevo ancora parlato perchè mi piace prendere tempo per farmi un'idea precisa senza giudicare solo dalle prime impressioni. Sono entrata a far parte del meraviglioso mondo dei loro accrediti stampa grazie a questo blog e grazie a Pina (una foodblogger che lavora per loro, che mi ha "introdotta" nell'ambiente e che continuo a ringraziare per questo). 


Il primo evento a cui ho preso parte è stato la presentazione della guida "Oli d'Italia 2011 - i migliori extravergine" al quale era correlata la degustazione di alcuni oli presenti nella guida tra i quali quelli premiati con le tre foglie d'ulivo. Erano presenti ben 25 aziende diverse per un totale di 29 oli e, dico la vertià, non sono riuscita a provarli tutti! Ne ho assaggiati parecchi però e gli oli toscani sono quelli che mi hanno maggiormente entusiasmata, in particolare l'azienda San Leo e la Fattoria Altomena. Quest'ultima poi ha anche vinto il premio come miglior olio biologico (si vede proprio che ho il radar per le cose bio!). Anche gli oli umbri dell'azienda Mascio erano ottimi. Questi sono stati i miei preferiti ma c'è da dire che prediligo gli oli fruttati e quelli piccanti dal bel colore verde, da gustare crudi come condimento di piatti freddi semplici quindi se vi piacciono oli dolci e armonici, non sono quelli adatti a voi!


Ogni espositore aveva a disposizione bruschette e formaggi da accompagnare con i propri oli ma il modo migliore per degustarli è berne un goccio a crudo da un bicchierino piccolo. Così si sentono meglio le differenze, i profumi e si può riconoscere la tipologia. Inoltre è bene che l'olio sia caldo per permettergli di sprigionare l'aroma. Per questo è consigliabile tenere il bicchierino tra le mani per un po' per conferirgli calore. Tra un olio e un'altro è bene pulirsi la bocca con una fettina di mela verde sgrassante in modo da non mescolare i sapori.


Durante la degustazione sono state servite forme di ricotta e mozzarelline di bufala da svenire per quanto erano buone. Erano prodotti del caseificio campano Barlotti, e si sa che le mozzarelle di bufala campana sono le più buone come sapore... però si sa anche che la campania purtroppo ha terreni sempre più corrotti dalla camorra e che spesso vengono utilizzati per nascondere discariche abusive di rifiuti anche tossici, e si sa che, oltre alle verdure, il latte e le mozzarelle sono i primi prodotti che ne risentono. Quando sento parlare di prodotti campani purtroppo mi metto sempre un po' in allerta e mi dispiace per quelle aziende che lavorano lì, e lavorano bene, ma non possono evitare la contaminazione da terreni tossici magari vicini ai loro. Però queste mozzarelle erano così buone che per una volta mi sono voluta fidare e mangiarne un paio. Le bruschette potevano essere accompagnate da vari tipi di sale aromatizzato (ai crostacei, alle erbe aromatiche, al pomodoro secco e ai capperi) ma devo dire che non mi sono piaciuti affatto e che non avevano poi chissà quanto aroma. Non ho provato quello ai crostacei perchè io non mangio crostacei e molluschi (ebbene si, mi danno fastidio sin da quando ero piccola e mamma mi imboccava con le pappette al pesce) ma gli altri non mi hanno fatto buona impressione.


Per dissetarsi si poteva solo scegliere tra due tipi di vino rosso molto pesanti e la birra Moretti. Ora mi permetterete di dissentire, e anche parecchio, sulla scelta delle bevande. Poter scegliere magari anche tra un vino più leggero o un vino bianco dato che nel buffet successivo erano presenti anche finger food di pesce, non mi sarebbe sembrata una brutta cosa e poi, la Moretti... non si può bere! La Moretti è uno dei principali sponsor del gambero rosso, questo gli frutta sicuramente fior fior di quattrini e il loro accordo prevede di doverla servire durante gli eventi. Questo però non rende la birra più buona, anzi, secodo me abbassa il livello delle degustazioni del gambero rosso e non di poco. Voi avrete i vostri motivi per servirla ma rimane il fatto che ci sono tantissime birre ottime prodotte in italia e io quella non la bevo, nemmeno se vestita da "gran cru".


Con l'arrivo del tramonto sono arrivati anche i fingerfood del buffet-cena... e con loro una marea di persone accalcate davanti ai tavoli a far ressa. Ecco io queste cose le odio! Era un'evento a numero chiuso con posti limitati quindi in cucina sapevano benissimo per quante persone preparare il buffet, non è che le cose finiscono e bisogna fare a gara a chi arriva primo. Io penso che i buffet tirino fuori il peggio delle persone e anche quelle più sofisticate si avventano come lupi affamati su qualsiasi cosa infischiandosene magari di una eventuale fila o di un po' di discrezione. Come vedete dalla foto, le tavolate erano state preparate con ordine in modo da seguire una fila e poter prendere una porzione di ogni cosa mentre, come vedete sempre dalla foto, la fila era "all'italiana", cioè ad imbuto! Così decido che, sti cavoli al buffet, io in mezzo alla mischia inutilmente non mi ci butto, mangerò alla fine quando tutti avranno finito di scannarsi. Figuriamoci poi che erano piattini freddi quindi proprio il problema della fretta non si poneva. E infatti la logica poi mi ha dato ragione e mi sono potuta servire con caaaaaalma e il cibo è pure avanzato! Finalmente mi siedo e mi godo la cenetta ma, sarò esigente, sarò paricolare, tutti quei fingerfood non mi sono piaciuti affatto. Solo uno mi ha soddisfatto ed era una crema di pecorino con una crosta di fave o una cosa simile. La pasta proprio no, no e no, l'ho rifilata al mio ragazzo che di solito, anche se non apprezza mangia lo stesso ma anche lui ha preferito lasciarla lì. Tirando le somme della serata direi che i protagonisti, gli oli, hanno fatto la loro bella figura ma il resto ha lasciato a desiderare e io sono tornata un po' delusa dalla mia prima esperienza al gambero rosso, che finora vedevo un po' come un mito. 


Dato che però sono convinta che una sola impressione non basti a dare un giudizio corretto, sono andata anche al loro evento successivo, solo ad invito e non aperto al pubblico, per la presentazione della guida "mangiar bene low cost 2011/12". L'idea di poter avere questa guida non mi dispiaceva affatto e di solito se riesco a mangiare bene spendendo poco, esco dal ristorante a cuor leggero (sono pur sempre una disoccupata/precaria come la gran pate dei ragazzi della mia età e non mi vergogno a dirlo). Questa volta l'appuntamento era per un apertivo pre-pranzo quindi esco di casa nel caldo estremo di una mattinata afosa romana. Decido di andare con i mezzi pubblici perchè chiusa nel traffico con l'auto senza aria condizionata proprio non si può, ma già dopo poco mi pento della scelta. Metro B affollata con treni vecchi e senza condizionatore (volevo morire) e appena uscita dal sottosuolo, attesa di 45 min (ebbene sì) al sole perchè la fermata del bus non aveva la pensilina. Non oso riportare la marea di imprecazioni che ho rivolto all'atac in quei momenti, fino a quando vidi arrivare da lontano il mio bus, seguito a ruota da un'altro dello stesso numero...ecco perchè non passava prima, si fanno il viaggetto assieme, mortacci.... E insomma, fatto sta che arrivo alla città del gusto sudata, schifosa e in ritardissimo ma in tempo per vedere le ultime premiazioni per i miglior ristoranti e pizzerie a basso prezzo, per la foto di gruppo dei premiati, e per l'aperitivo (arrivo sempre in tempo per mangiare!).


La guida sembra interessante ed è suddivisa in "break gourmet" (posti nei quali mangiare in piedi, street food, paninerie e pizzerie al taglio), "a tavola" (ristoranti, pizzerie, osterie) e "alta cucina per tutti" (cioè i ristoranti dei grandi chef che comunque mantengono prezzi contenuti). Tra i premiati vi segnalo quelli romani e quelli marchigiani (perchè son pur sempre una marchigiana che vivie a Roma!): la panineria Tricolore a Roma e la pizzeria Da Ale a Senigallia. A fine incontro mi avvio a prendere qualcosa di rinfrescante da bere e, ahhhhhh, ancora la Morettaccia! Vabbè, meglio l'acqua che poi mi ricompensa di tutti i liquidi che ho perso aspettando quel maledetto bus. Da mangiare c'era baccalà fritto, mini hamburger con zucchine crude, polpettine di non mi ricordo cosa, carciofini sott'olio, formaggi e salumi. Decisamente migliore del buffet dell'altro evento ma comunque niente che mi colpisca particolarmente.

 

Ed infine "I drink pink", il terzo evento a cui ho preso parte, una serata dedicata alla degustazione di vini rosati italiani con 25 diverse aziende e ben 31 vini (compresi anche alcuni brut). Durante la serata, i presenti erano chiamati a votare il rosè che avrebbe poi vinto il premio "a giudizio popolare". Vi dico subito che questa serata è stata ottima e il gambero rosso, a mio parere, ha dimostrato le qualità di cui tanto avevo sentito parlare e che non avevo riscontrato nei due eventi precedenti. Appena arrivo noto subito che la quantità di persone presenti è nettamente superiore rispetto alla degustazione degli oli (attira di più il vino evidentemente!) e soprattutto noto che per fortuna, in giro non c'è traccia della Morettaccia (abbiate pazienza ma ormai credo che la chiamerò sempre così). Per accompagnare la degustazione dei tantiiiiissimi vini erano stati preparati supplì classici e allo zafferano, focacce ripiene di mortadella, bruschette col salame-finocchiona e sopra a tutto una pasta meravigliosa di cui ho preso ben 4 piatti: penne condite da un sughetto leggero con olive saporitissime, tanta menta e mandorle tritate e tostate! Niente a che vedere insomma con i finger food super sofisticati della prima volta ma cose più semplici e fatte con prodotti ottimi (la finocchiona era divina).


Inizio il giro dei vini sapendo che mi sarà impossibile riuscire a provarli tutti e 31 nell'arco di 3 ore, ma molto intenzionata ad arrivare al più alto numero possibile! ;-) Trovo subito una cantina conosciuta che già apprezzo molto, la "Feudi di San Gregorio", e il loro rosè leggermente frizzantino non mi delude. Poi mi sposto tra le cantine delle varie regioni e, senza stare ad elencarvi quello che penso di ognuno vi dico che i sardi, gli abruzzesi, i pugliesi e i toscani ci danno giù pesante con vini rosè molto forti e potenti, i siciliani e i calabresi sono l'esatto contrario (fin troppo leggeri) mentre il trentino sembra leggero e liscio ma dopo un po' si fa sentire. I miei preferiti sono stati i liguri "Cantine Lunae Bosoni" che hanno presentato un vino fruttato, e soprattutto i lombardi, tutte le  tre cantine lombarde mi sono piaciute molto. Quello che ho votato a fine serata è stato il "Pinot nero extra dry cuvée eleonor Rosè Martinotti" (mamma mia che nome lungo!) della cantina "F.lli Giorgi" ma una menzione speciale la darei al "Franciacorta Rosè" di "Ferghettina", veramente buono e fresco e con una bellissima bottiglia a base quadrata (anche l'occhio vuole la sua parte). Altra segnalazione da fare è il "Burlesque" della cantina pugliese "Racemi" con la sua bottiglia splendidamente decorata e un sapore dolce, fresco e frizzantissimo (direi quindi che il nome scelto per questo vino è alquanto azzeccato). L'unico difetto, se così si può chiamare, è che ne sono state prodotte solo 5000 bottiglie quindi se lo volete provare dovrete affrettarvi!


Alla fine della serata, tirando le somme, ho provato 17 vini su 31 e vi giuro che se avessi preso anche solo un'altro bicchiere sarei rientrata nella categoria delle sbronze ufficiali! Lo so cosa state pensando...pensate al fatto che nelle degustazioni si usa bere giusto un sorso di ogni vino e buttare il resto del bicchiere per riuscire a provarne molti... e io vi dico che, no, mi rifiuto di realizzare un tale spreco, cerco di non sprecare mai niente quindi figuriamoci vini buoni e costosi, e il mio bicchiere io me lo bevo tutto, ecco! Solo a vedere i cestelli pieni di "scarti" di vino mi veniva la tristezza. Sarò grezza ma io ho preferito bere tutto quel che ho potuto, e quando sentivo di non poterne più, mi sono fermata. Ah dimenticavo... il vino vincitore della serata è stato il "Cirò Rosato Puntalice" dell’azienda calabrese "Senatori" (si vede che non ho un gusto molto popolare perchè a me non era piaciuto molto) mentre nella serata analoga che si è svolta a Napoli ha vinto il "Burlesque" di cui vi ho parlato prima. Domani ci sarà un'altra seratona: degustazione di vini-champagne francesi con ostrice e formaggi d'oltralpe, assieme alla degustazione di spumanti e brut italiani con mozzarelle e prosciutti crudi. E anche un seminario sulla storia e la degustazione dei vini storici francesi! Io ci vado... e vi racconterò anche questa!

P.S.: giusto per evitare possibili critiche di esperti di vino e di olio, vi dico chiaramente che io non sono una grande esperta di nessuno dei due prodotti, ma sono semplicemente una ragazza a cui piace bere e mangiare bene e che non ha problemi a dire cose preferisce. I prodotti di cui ho parlato sono stati nominati solo perchè mi hanno colpito positivamente e non c'è alcuna intenzione di far pubblicità ad alcuni nè torto ad altri. 

P.P.S.: chiedo scusa a tutti per l'infinita lunghezza di questo post ma le cose da dire erano tante e mi andava di raccontarvele!



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martedì 12 luglio 2011

Corso di fotografia a settembre


Vi ricordate il corso di fotografia con vacanza al monte rosa di cui vi avevo parlato un mese fa? Molti mi hanno mandato mail chiedendo se era possibile riproporlo in un altro periodo così ne abbiamo parlato con l'hotel e... nuovo corso dal 1 al 4 settembre! Il programma rimane lo stesso del corso di luglio già proposto ma il prezzo è super scontato! Da 381 a 336 euro per 4 giorni compreso hotel, cena al ristorante dell'hotel, colazione, corso e dispensa. Spero che l'iniziativa possa interessarvi nuovamente! Se decidete di partecipare o anche solo se vi piace l'iniziativa, potete condividere la locandina del corso nel vostro blog scaricandola all'indirizzo http://www.agnesegambini.it/scambio/locandina-settembre.jpg, scegliendo "aggiungi un gadget" e inserendola come foto linkandola.

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martedì 5 luglio 2011

Il mio blog è carbon neutral e servirà a piantare una quercia!

 
Un paio di post fa, ricevetti un commento da una blogger (Chamomile) nel quale venivo invitata a prendere parte ad una iniziativa in favore della riduzione di anidride carbonica. Mi sono informata e, dato che mi sembra proprio una bella idea, eccomi qua a farne parte e a parlarvene, sperando che vogliate fare come me ed aderire. Essere “carbon neutral” significa eliminare l’anidride carbonica che si produce, e può essere fatto piantando alberi (che per l'appunto assorbono CO2). Un blog, o un sito in generale, ha un costo per l'ambiente perchè mantenerlo implica l'uso di server informatici che producono CO2. Ogni anno un blog o un sito produce almeno 3,6 Kg di CO2 attraverso le visite degli utenti esterni mentre un albero ne assorbe in media 5kg (ovviamente più visite avete più inquinate!) Per questo, se vogliamo che il nostro spazio virtuale sia ad impatto zero, dobbiamo compensare la CO2 che produce piantando un albero che la assorba. Ma non è mica semplice piantare un albero e inoltre c'è il problema di dove piantarlo (io ad esempio abito all'ottavo piano di un palazzo romano e mi sa proprio di non aver abbastanza spazio in balcone!). Ed è a questo punto che "DoveConviene" e "I plant a tree" ci vengono in aiuto con l'iniziativa "CO2Neutral". DoveConviene è un'organizzazione che raccoglie i volantini pubblicitari delle offerte di aziende come Mediaworld, Unieuro, Ikea, Carrefour, ecc., e li inserisce virtualmente nel proprio sito in modo che chiunque possa vedere e valutare contemporaneamente le offerte delle diverse aziende. In questo modo, oltre al risparmio di tempo e denaro sugli acquisti, si riduce drasticamente lo spreco di carta in quanto i volantini digitali vanno a sostituire quelli cartacei, che in media corrispondono a 500.000 tonnellate annuali di carta (pari a 3 milioni di alberi). I plant a tree è invece un'associazione tedesca che ha avviato un’iniziativa globale per rallentare il cambiamento climatico partendo da singole azioni individuali e piantando alberi nel mondo. Con questa iniziativa pianterà un albero per ogni blog o sito che aderirà. Il progetto di riforestazione attivo al quale si partecipa aderendo è dislocato a Göritz (un paese al confine tra Germania e Polonia) e gli alberi che si piantano sono querce. Per maggiori dettagli sul progetto, per sapere quali tipi di querce vengono scelte e per vedere le foto della zona e dei primi alberelli piantati, potete andare a questo link. Finora ne sono stati piantati 314 ma è pochissimo se pensiamo che in Italia ci sono almeno 2000 blog solo di food e migliaia di altri blog di altri argomenti. Aderite e passate la voce a tutti (perchè ormai tutti hanno un proprio spazio online) e cerchiamo di far salire vertiginosamente questo numero!

Per partecipare bisogna:

- scrivere un post sul proprio blog riguardo questa iniziativa, dicendo che si ha un blog o sito ad impatto zero.
- scegliere il bottone che si preferisce e inserirlo sul proprio blog (ad esempio nella colonna laterale)
-  segnalare il link del post creato scrivendo a co2neutral@doveconviene.it 


Scrivendo questo post mi sono rivenuti alla mente molti alberi stupendi con cui ho condiviso momenti, giornate, passeggiate e viaggi. Gli alberi da frutto che avevo nel mio giardino marchigiano, le querce e i pini del parco di fronte casa, i boschi del monte Conero, gli ulivi delle campagne, i maestosi ficus incontrati a Palermo e molti altri. Ho aperto il mio archivio fotografico vagando tra vecchie foto per rivederli e, dato che mi piacerebbe farveli conoscere, ne condivido alcune su questo post... quale situazione migliore per rendere loro omaggio se non quella di sponzorizzare la nascita di altri loro simili? :-)













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venerdì 1 luglio 2011

Yogurt cake alle ciliege... anzi no, alle fragole!


Non è più tempo di fragole purtroppo :-( Questo dolce lo feci assieme al mio ragazzo circa un mese fa e come tantissime altre ricette con foto, è rimasto ad aspettare il suo turno nell'appostita cartella del pc! Se pubblico in media un post a settimana c'è da dire che ne cucino e fotografo almeno 3 per cui potete immaginare il livello di intasamento della suddetta cartella! Molte non vedranno mai la luce con questo blog ma si consoleranno di sicuro per aver visto il mio stomaco! Abbiamo preparato questo cake quando ancora si trovavano fragole ottime e quando, contemporaneamente, spuntavano le prime ciliege. 


Al mio caro e affezzionato mercato di san teodoro c'è un banco che vende solo ciliege in quantità spropositata (frutti buonissimi della fara sabina) e la prima volta che le vidi, belle e rosse, non resistetti e ne comprai subito 2 kg dicendo tra me e me che, oltre a mangiarle così, un modo per usarle in cucina l'avrei trovato... e invece non ho proprio avuto il tempo di trovarlo il modo perchè in 2 giorni erano già finite tutte! Sono peggio di una bambina golosa, me le sono fatte fuori tutte al naturale.


Quando ero piccola facevo lo stesso con quelle dell'albero del mio giardino (che ora è morto e quanto me ne dispiaccio!) e quando mia madre mi mandava a raccoglierle, io, arrampicata sull'albero, facevo "una nel cesto e una a me". Insomma, fatto sta che di cilege per il dolce non ne erano rimaste più mentre il frigo strabordava di fragole così...che cake alle fragole sia! Però leggero, senza burro e con lo yogurt!


C'è da dire però che prima di finire tutte le ciliege sono riuscita a resistere quel poco necessario per scattare qualche foto!



Difficoltà : facile    Tempo : 15 min di preparazione + 45 min di cottura
Ingredienti :

  • 200 gr di fragole fresche
  • 300 gr di farina
  • 1 bustina di lievito
  • 150 gr di zucchero
  • 150 gr di yogurt bianco magro
  • 1 uovo + 2 tuorli
  • la scorza grattugiata di un limone
  • zucchero a velo (facoltativo)
Procedimento : 
Con uno sbattitore elettrico lavorate lo zucchero con l'uovo e i tuorli. Poi aggiungete (uno per volta e continuando a girare) lo yogurt, la scorza del limone, la farina setacciata e il lievito. Lavate le fragole e tagliatele a metà, poi infarinatele per non farle depositare tutte sul fondo del dolce. Versate metà dell'ìmpasto in uno stampo da plumcake foderato con carta forno precedentemente bagnata e strizzata, aggiungete le fragole (lasciandone da parte alcune), versate sopra l'altra metà dell'impasto e adagiate le fragole rimaste sopra al composto. Preriscaladate il forno a 180°C e lasciate cuocere per 45 minuti. Se volete a fine cottura decorate il cake con lo zucchero a velo e al momento di servire aggiungete un ciuffo di panna montata.


P.S.: Pochi giorni dopo aver fatto questo cake, tornata per un week-end nelle Marche, trovo mia nonna con un cesto pieno di ciliege ad aspettarmi (manco a dirlo)! E mentre mangio penso a quanto è buona questa varietà più acidula e più chiara e a quanto le devono essere costate, perchè dovete sapere che al mio paese questi frutti li scambiano per oro e li trovate ad 8 euro al kg (mentre con quelle della fara sabina me la cavo con 3,50 euro)!! Poi mia nonna con la faccia tranquilla mi dice: "guarda dal balcone, sono quelle dell'albero giù in giardino". E io "nonna ma l'unico albero di ciliegio che vedo è quello nel giardino del vicino". E lei: si infatti sono quelle, ne ho rubate un po' per te, tanto i rami sporgono di qua della rete quindi quelle sono mie!". E io: "beh, non funziona proprio così nonna, e se ti vedevano che figura facevi?" E lei: "ho guardato bene prima, avevano le persiane chiuse quindi erano fuori casa!" Io, perplessa per la furbizia che può scaturire da una persona di 85 anni, che ormai non è più al top delle sue capacità mentali, quando si tratta di fregare qualcosa, rispondo con un "beh, grazie ma non lo fare più che poi laggiù è pericoloso e scosceso e ti ci puoi fare anche male". Come potete vedere dalla foto, mia nonna, presa dala foga del furto, s'è portata via pure un pezzo di ramo oltre alle ciliege... e non ho fotografato il ramo vero e proprio (un mezzo metro buono) che ha strappato con attaccate delle ciliege ancora un po' acerbe. La sua motivazione è stata: "Di ciliege mature di qua dalla rete non ce ne erano più e chissà quando ricapita che i vicini stanno fuori casa per così tanto tempo. Ho preso tutto il ramo così fanno in tempo a maturare e ne posso mangiare altre tra qualche giorno!" ... Mi nonna è una vandala, ma ha la scusa dell'età...che però non regge! :-)


P.S.: con questa ricetta partecipo al contest di Aboutfood

PRIMAVERA


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